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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

LA LA LAND - DAMIEN CHAZELLE

S ul totale di una tangenziale trafficata, sotto il sole di un dicembre californiano, si consuma il primo exploit del dispositivo cinematografico: La La Land (aka Los Angeles) si avvale da subito del mezzo cinematografico per ribadire il suo intento metalinguistico, prima che nostalgico. Se il piano-sequenza è adottato come scrittura dello spettacolo, in gran parte dei momenti musicali, esplorando le potenzialità espressive del cinema, nel raccordo di macchina – e di sguardo, nella luce soffusa di un pianobar del sotto-finale - il racconto (si) rilancia, a favore della chimera filmica, in quello che è probabilmente uno dei più significativi bluff drammaturgici degli ultimi anni. A confrontarsi con questa drammaturgia, improntata sulla norma del cinema (musicale ma non solo ) degli anni ’50 e a seguire, è la realtà, a suo modo tragica, del non-film. Da cui l’espediente prettamente cinematografico non è esente: ecco che un’ideale asse circolare (ritorna il raccordo, ora simulato