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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

THE SHAPE OF WATER - GUILLERMO DEL TORO

N ella sua torbidezza salmastra, tutta giocata su queste gradazioni lagunari del verde, la love story di Del Toro calca sentieri palustri della poesia, in cui il sentimento va di pari passo alla sensazione. C’è difatti un paradosso dialettico costante, tra garbo e nefandezza, che tutto sommato riescono a coesistere, non senza ripercussioni sull’impatto generale dell’opera. A un certo metalinguismo - in un paio di episodi particolarmente riuscito - si alterna una declinazione splatter di serie B, cruda ed eccessiva. Se, quindi, la chimera mostruosa (identità fantastica recuperata, con nostalgia, dall’horror anni ’50) non può che rapportarsi con un’architettura decadente e di antico fasto come un cinema - curiosamente posto sotto l’appartamento di Elisa - colpita direttamente dal fascio di luce della proiezione, sancendo la sua natura di rêverie e la qualità mitopoietica del cinema, allo stesso modo, tramite un processo di scarnificazione linguistica del cinema - che sacri

MOONLIGHT - BARRY JENKINS

S uddiviso in tre capitoli (infanzia, adolescenza, età adulta), uno meno interessante dell’altro, il Bildungsroman queer di Jenkins manca di una vera vocazione, se non quella tutta tesa alla forma, alla "maniera". Se il ricorso al commento sonoro - eseguito da orchestra, in più momenti di derivazione liturgica, scritto da Nicholas Britell - si propone, pasolinianamente (ebbene sì!) di ricercare il Sacro nella miseria, il risultato è la mistificazione di quest'ultima nel tentativo di una sua sublimazione cinematografica e drammaturgica.  Ecco quindi che, se il "battesimo" nell'oceano è forse la migliore soluzione visiva del film,  la confessione "stonata", che quasi fa il verso a uno pseudo-virginale mariano ("Sei stato l'unico uomo ad avermi toccato e io non ho toccato nessun altro") vacilla pericolosamente in un epilogo tutto giocato sulla sobrietà, di sguardo in primis (come dimostra la discrezione, di pudica riservatezza, de